SVERGOGNATI

 A proposito dell'arresto di Giovanni Castellucci

di Aldo Pirone

Che cosa sia certa "prenditorialità" italiana è noto. L'altro giorno i giudici hanno fatto arrestare Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia (Aspi), controllata da Atlantia dei Benetton, in carica nel periodo del crollo del ponte Morandi. Con lui Michele Donferri Mitelli, ex responsabile della Direzione Maintenance e Investimenti Esercizio di Aspi e Paolo Berti, ex responsabile della Direzione Centrale Operations di Aspi, condannato nel processo sulla strage di Acqualonga, L'incidente avvenuto il 18 luglio 2013 su un viadotto dell'autostrada A16 in cui persero la vita 40 persone. Poi sono arrivati i 43 morti del Ponte Morandi. Nell'ordinanza di custodia cautelare, a seguito dell'inchiesta sulle barriere antirumore nelle autostrade in concessione ad Aspi, il gip genovese descrive il Castellucci come una "personalità spregiudicata incurante del rispetto delle regole, ispirata a una logica strettamente commerciale e personalistica a scapito della sicurezza collettiva". Ci sono le intercettazioni a restituirci uno spaccato morale di questi manager al servizio di lorsignori. L'inchiesta avrà il suo corso e i suoi riflessi sulla trattativa in corso per l'estromissione dei Benetton dalla greppia autostradale. Staremo a vedere.

Al di là di ciò, la domanda che sorge spontanea in questo momento è: ma il Presidente della Confindustria non ha nulla da dire su questi suoi associati? Non ha nulla da dire sulla fogna di questo mondo "prenditoriale" che è stato ulteriormente disvelato da questi arresti?.

Altro che il "sussidistan" tanto deprecato da Bonomi quando si tratta di assicurare il pane ai lavoratori dipendenti e autonomi in piena pandemia. Il fatto è che qui non si tratta solo della personalità gaglioffa di Bonomi, qui si tratta di un atteggiamento protettivo e corrivo della Confindustria con questo mondo di approfittatori e speculatori che non esitano a mettere a rischio la vita delle persone nelle attività che svolgono pur di fare il massimo dei soldi. Infatti, anche il predecessore di Bonomi, Boccia, non esitò, dopo i 43 morti del Ponte Morandi che avevano già messo a nudo il marciume di Aspi-Atlantia, a scendere in campo a difesa dei Benetton e della loro società il 27 giugno 2019. "Leggiamo con stupore - blaterò - le dichiarazioni del vicepremier Di Maio che [...] parla di Atlantia come di una società destinata a diventare decotta a seguito della revoca della concessione autostradale. [...] Si tratta di affermazioni molto critiche perché anticipano le conclusioni di un procedimento amministrativo nel pieno del suo svolgimento e per i gravi effetti che potrebbero avere su una società quotata in Borsa".

Per costoro la "Borsa", intesa come portafoglio, viene prima di tutto. In questo non c'è differenza fra il "mite" Boccia e il gaglioffo Bonomi.

Non sono imprenditori, sono solo svergognati.