Postille Stoicismo

di emmequ

È d'uso comune dire che se vuoi essere un vero uomo, non homo sed vir − adesso, naturalmente, anche una vera donna − devi essere stoico, stoica, comportarti da stoico di fronte al dolore alla sventura e alla morte. Uso estensivo per l'aggettivo (stoico appunto) che andrebbe invece usato per indicare il seguace di quella filosofia del destino e della provvidenza divina, lo stoicismo, che a me invece proprio non piace. Uso disceso, come si sa, dal comportamento dei vires (diciamo un Bruto, un Catone, un Seneca..., meno un Cicerone che fu ammazzato fuggendo) della romanità più nobile e grande.

E dunque prendiamolo in prestito anche noi, questo aggettivo. Noi poveri umani fatti de carne e d'osso come Abele, e annichilati dal destino cinico e baro del terzo millennio.

Per uno la cui vita s'è identificata con la lotta del partito comunista e del movimento operaio socialista per il sogno di una cosa, vivere la presente debacle che cancella quel sogno e quella prospettiva dagli immediati dintorni..., vivere il residuo esiguo tempo che gli rimane con la consapevolezza che non vedrà l'aurora di quel nuovo inizio e col dubbio che non lo vedranno (e perfino che lo non lo desiderino) nemmeno i suoi nipoti e pronipoti, è cosa tanto amara che poco è più morte. Da vivere, tuttavia. Stoicismo? Stoicismo un par de palle, direbbe Peppe er tosto.