LUCIANA GRAVINA

Tempi di covid 19

Ora che a nuovo sfido

parole di misura e a rima persa.

1

Ricomincio da qui da questa estate,

dal ballo in mascherina, dalla trappola,

prudenza diplomatica, saggezza,

dal mio metro di sabbia e d'acqua salsa.

La spalla dello spazio, arcobaleno

imploso in lockdown, sobillato

da belve contro belve, uomini detti

più sani e buoni, avevamo sperato.

Cambierà tutto oppure niente cambia

l'alba andava e tornava in diagonale

tagliava a luce il mondo e il suo contrario.

Tre lune piene e tre nuove di zecca

eccentrici orizzonti hanno allumato

e resecato d'ombra e di declini.

2

Ricomincio da qui, da un paradosso,

l'estate ha le rivolte dell'autunno,

permanenza di piazze accalorate,

di infermieri braccati, di precari

sudati e di mafiosi santi subito,

di profili su sgarri di parole

perse sull'eccedenza dei confini.

Hanno portato i morti sui convogli

militari, le ceneri confuse.

Loro stanno al di là semplificati

ci guardano nell'ombra e nella luce,

loro hanno insostenibili sentori,

segni di neve nell'autunno caldo

di questa estate pronta a baruffare.

3

I gabbiani rovistano monnezza

lo spazio molle della città a cera

persa si scioglie nei rifiuti. Roma

ha di queste controversie, nutre

la bussola ai gabbiani teverini,

l'allarme rode gli ori nelle chiese

baratta sul terrore la memoria

ora che non è post (ci stiamo dentro).

Ci si è messo a soffiare il mondo mutilo

contro queste quattro ore sbilenche

che tampinano i tempi dei TG.

E mentre la città ci guarda eterna

riduce a circo il sospetto di un ordine

nemmeno manda segnali ectoplastici.

4

Ha una linea il rancore ha ore molli

liquefa gli orizzonti della carne

traccia albe rovesce smagrisce

nella città ha segni di cemento.

L'estate ormai tranciata nell'autunno

macina test tamponi e cloroformio

a mascherina decalca la maschera

lima i contorni ai pretesti e alle torri.

C'è chi compra chi vende e chi starnazza

l'ombra atterrita scanza santi e demoni

macina venti spaventa ironie.

Villa Leopardi ha un pino resiliente

rimescola fedele l'orizzonte

sul ginocchio impudico smotta regole.

5.

Ricomincio da qui da quest'autunno

clikkato su un tramonto di novembre

ombra d'albero soffia storie morte.

Il sogno delle cose bussa barbaro

al finestrino con la mano scura

della zingara al fondo di via Asmara

stende i palmi in accatto li congiunge

trama congiure magiche, riparto.

Dicembre ha l'occhio sadico, s'atteggia

rimette in sesto musica e parole

trancia rime al profilo libertario.

Va in vacca il taglio giusto dei capelli

cammina sotto i muri questo fiato

rumina tumefatto la rivolta.

Agosto-Natale 2020