APPRENDISTI STREGONI
Cronache&Commenti
Renzi: "Quousque tandem abutere patientia nostra"?

di Aldo Pirone

Renzi ha ripreso a volare, non nei sondaggi e nelle urne, ma sui mass media di lor signori. Mercoledì scorso, il crescendo rossiniano contro Conte dello statista di Rignano al Senato, fondato tutto su bugie e travisamenti della verità, - lo ha sbugiardato il ministro Amendola su "Il Sole 24 Ore" - è stato vivamente apprezzato dalla destra. La neofascista vice capogruppo di FI Isabella Rauti, intervenendo subito dopo "il bomba", glielo ha subito riconosciuto. "Saluto Renzi - ha detto - che usa le parole dell'opposizione, ha strappato applausi anche da questa parte". Salvini è andato a complimentarsi di persona. In un paese normale dopo lo show down renziano la crisi di governo dovrebbe essere già aperta. Ma l'Italia non è normale e, soprattutto, non lo è la sua classe politica.

Il ruolo di sfasciacarrozze "il bomba" l'ha sempre svolto indefessamente fin dall'inizio del governo Conte II che pure aveva contribuito a far nascere. Subito dopo l'avvento, infatti, lo "scorpione" si è messo all'opera per pungere la "rana" governativa, prima e durante la pandemia. Ogni volta, però, è dovuto rientrare dalle sue sortite con le pive nel sacco. Perciò, la questione non è quel che vuole o dice Renzi oggi, ma la baldanza nuova con cui minaccia il governo Conte. Il che fa intendere che questa volta dietro a Renzi c'è qualcuno più grande di lui che pensa di utilizzarlo per altri scopi. E non si tratta solo dei soliti "poteri forti" e dei loro giornali che, se potessero, Conte lo avrebbero già bruciato nell'acido. Si tratta di una parte del PD. Qualcuno dei dem, a sentire qualche giornalista, pare che abbia definito l'ex rottamatore "il nostro centravanti di sfondamento".

La metafora calcistica ha fatto subito venire in mente il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio, anche lui molto critico con Conte, che tre anni fa definì Renzi, in corsa per ridivenire segretario del PD dopo il disastro del referendum, "il nostro Maradona". Ma non si sa; e manco interessa più di tanto. L'unica cosa certa è che Delrio quanto a intenditore di politici è una schiappa. Molto più rivelatrice è la dichiarazione di Zingaretti dopo lo show di Renzi sulla necessità di una maggiore collegialità rivolta a Conte.

Ci sono corposi fatti politici che sono alla base delle insoddisfazioni del vertice dem. Due su tutti. La richiesta di Bettini, suggeritore ufficiale di Zingaretti, di immettere al governo le "energie migliori", cioè il rimpasto, e la richiesta del segretario dem di prendere il Mes sanitario. In più ci sarebbe l'insofferenza per un Presidente del Consiglio troppo accentratore e troppo autonomo. Il resto, la richiesta insistente di "cambiare passo" "svolta" "colpo di reni" ecc., è solo l'espressione di una certa insofferenza dei vertici democrats per tutte le volte che Conte non dà loro soddisfazione.

Sul rimpasto e l'ingresso dei "migliori" non c'è stato solo il diniego di Conte e del M5S ma anche di Leu e sul Mes sanitario permane quello dei "grillini" e sembra molto affievolito il favore dello stesso ministro Gualtieri (dem) e di Speranza (Leu) che reclama soldi per la sanità ma non gli importa - dice - da dove arrivino. Ma l'uscita di Renzi non è dispiaciuta neanche a Di Maio che, non a caso, sul contrasto fra "il Bomba" e Conte ha assunto un atteggiamento salomonico come se fosse in presenza di un litigio fra due bambini.

Il fatto è che il PD è un partito balcanizzato con gruppi parlamentari di nostalgie renziane, in particolare al Senato dove il gruppo è eterodiretto dal rignanese tramite il suo fiduciario Marcucci, di contro ministri che partecipano pienamente all'attività di governo e a Zingaretti e il suo suggeritore che ancora s'illudono su Berlusconi e che non riescono a condizionare Conte più di tanto. Se a ciò si aggiunge che il M5S stenta a reggere il governo per le stesse ragioni di sfilacciamento con, in più, le fuoriuscite molecolari ma continue di deputati e senatori, allora ci si accorge che i "nostri eroi" stanno scherzando col fuoco. Perciò chi del PD e del M5S ha dato palesemente o sottobanco il via a Renzi di cannoneggiare "Giuseppi" rischia di fare l'apprendista stregone. Di politici che hanno fatto mosse malamente calcolate, ne son piene le fosse.

A far innalzare le attese di una parte del PD è stato, probabilmente, il risultato delle ultime elezioni regionali. Un risultato che è stato eclatante grazie all'insipienza di Salvini che aveva chiamato il 7 a 0, ma che, se letto correttamente, non è stato per niente travolgente per il PD e, comunque, da non giustificare una condotta politica che non faccia i conti con i numeri parlamentari, con la propria incapacità di spostare consensi nel paese - è sempre attorno al 20% - dovuta alla mancanza di iniziativa politica in grado di mordere e ridimensionare una destra sguaiata e contraddittoria di cui la pandemia ha dimostrato l'assoluta inadeguatezza a dirigere il Paese anche a livello regionale.

Conte sembra che sia intenzionato a chiedere un chiarimento politico a tutti. Non solo e non tanto a Renzi quanto a chi sta dietro le sue uscite. I catilinari, infatti, sono in molti. E' bene che vengano allo scoperto.

A quello di Rignano si può solo rispondere, per ora, con le parole di Cicerone: "Quousque tandem abutere patientia nostra".