Palinodia 

di Giorgio Linguaglossa

Palinodia, dal greco palin (di nuovo) e ode (canto), è un testo nel quale si contraddice ciò che si era affermato poco prima. Per estensione, fare una palinodia è contraddirsi volontariamente, ciò che suppone al principio una intenzione didattica. Si veda nel Fedro di Platone la celebre palinodia di Socrate.

Il modo in cui funziona il pensiero poetico, il modo con il quale si mette in opera, tramite un gioco di proiezione e di rifrazione, un sistema di inferenze, una sorta di auto legittimazione del soggetto che pensa attraverso la giustificazione dell'oggetto che cerca di afferrare il pensiero.

Il pensiero poetico è un viaggio in viaggio. Possiamo dire che ciò che il soggetto trova alla fine di questo viaggio è se stesso, ma un sé che sarebbe sfuggito alle solite categorie, sociologiche e psicologiche, e che si sarebbe manifestato in ciò che esso è allo stesso tempo un proprio, un singolare, un intrasmissibile, il che non equivale ad universale.

Lo stupore è una delle fonti della filosofia per i Greci. Crea una sorta di divario, di scarto tra se stessi e se stessi, tra un'emozione e il pensiero. È l'annuncio della dimensione soggettiva del testo. Questa è la base del punctum.

Nella mitologia, Tyche (nell'antico greco Τύχη, «fortuna») è la divinità custode della fortuna, della prosperità e del destino di una città o di uno stato. Il suo equivalente romano è Fortuna e il suo equivalente germanico, Salvezza o Heil.

Tyche decide il destino dei mortali, come giocare con una palla, rimbalzando qui e là, simboleggiando l'insicurezza delle sue decisioni. Nessuno dovrebbe quindi vantarsi della propria fortuna o negligenza per ringraziare gli dei per questo, altrimenti questo porta all'intervento di Nemesis.

È associato a Nemesis e Agathodaemon («spirito buono»). Tyché Agatha è la moglie di Agathodaemon. Come altre astrazioni personificate, è anche classificata tra gli Oceanidi nell'inno omerico a Demetra.

Il movimento del testo sarà di avanzare verso questo incontro senza poterlo determinare, prevedere o dire che avrà luogo. E il testo troverà la sua verità nel momento in cui svolge un simile incontro. Il telos del testo poetico appare quindi fin dall'inizio altamente problematico e auto contraddittorio.

L'effetto immediato di Tyche è quello di uno svanimento del soggetto. La clinica del trauma da questo punto di vista ci è preziosa: il travestimento travisamento del trauma in un altro regime linguistico. È solo in una seconda fase che diventa possibile rientrare in qualcosa, vale a dire in qualcos'altro: è l'articolazione tra la Tyche e l'automaton che reintroduce la possibilità della metafora nel testo.

Il mito per Roland Barthes è uno strumento della ideologia, realizza credenze di cui la doxa è il sistema, nel discorso: il mito è un segno. Il suo significato è un ideologema, il suo significante può essere qualsiasi cosa: «Ogni oggetto nel mondo può passare da un'esistenza chiusa, muta, a uno stadio orale, aperto all'appropriazione della società».1

1 R. Barthes, Mythologies, Seuil, 1957, p. 216 Miti d'oggi, tr. it. di Paolo Fabbri e Isabella Pezzini, Pratiche, Parma 1987 p. 195.