PRO VERITATE

di Aldo Pirone

Lunedì scorso su "Il Fatto Quotidiano" Martina Castigliani ha ricordato in un bell'articolo Lidia Menapace. A un certo punto ha scritto: "nonostante Togliatti avesse chiesto alle donne di non partecipare alla sfilata della Liberazione a Milano 'perché il popolo non avrebbe capito', lei Lidia Menapace quella sfilata la fece comunque". La stessa cosa è ripetuta oggi in un altro bell'articolo di Gad Lerner sempre sullo stesso giornale. Non so se la raccomandazione di Togliatti sia vera. Intanto perché il segretario del Pci non poteva certo raccomandare simile direttiva alla Divisione cattolica Rabellotti delle Fiamme Verdi di cui Lidia Menapace "Bruna" faceva parte. E poi risulta alquanto strano che Togliatti - che a Milano non c'era, arriverà a Bologna solo il 19 maggio e gli Alleati gli impediranno di parlare alla folla cui poté dire solo "ci siamo capiti" - si preoccupasse di chi dei partigiani e come far sfilare a Milano. Quella sfilata della vittoria fu organizzata dal Corpo volontari della Libertà (Cvl) e dal Comitato di liberazione Alta Italia (Clnai). Occorre poi ricordare che il capo del Pci, unico fra i leader dell'antifascismo, mise subito in grande evidenza il posto strategico delle donne e della loro emancipazione nella nascita della democrazia italiana. Certo emancipazione della donna non era la liberazione femminile e femminista che ha accompagnato il movimento dell'altra metà del cielo nelle conquiste legislative di piena parità dell'ultimo cinquantennio, ma per i tempi di allora e per le concezioni maschiliste dominanti anche in campo progressista fu un enorme passo avanti. Non a caso fu Togliatti, insieme a De Gasperi, che portò in Consiglio dei ministri la proposta del voto alle donne che fu varato dal governo Bonomi il 31 gennaio del '45, prima dell'insurrezione del 25 aprile.

L'affermazione della Castigliani e di Lerner su Togliatti buttata là, induce a una non conoscenza del pensiero e dell'azione del leader comunista e perciò risulta grossolanamente fuorviante. Per riparare, riporto una citazione di quanto Togliatti disse alla conferenza delle donne comuniste a Roma svoltasi dal 3 al 5 giugno 1945.

La citazione è lunga ma necessaria.

"E qui, compagne, sta la grande importanza, quasi vorrei dire la grande novità storica, di quello che è accaduto nel corso degli ultimi anni e degli ultimi mesi nel nostro paese, quando delle donne sono entrate a far parte delle organizzazioni clandestine di combattimento per la libertà e contro il fascismo, quando delle donne hanno vestito la uniforme del combattente della libertà, hanno preso le armi, hanno dimostrato di avere raggiunto un cosi alto grado di responsabilità civile e politica, una così marcata personalità per cui hanno potuto affrontare il sacrificio e il martirio, hanno potuto toccare le più alte vette dell'eroismo. Ho sentito che avete celebrato in questa conferenza le donne del nostro partito e di altri partiti, le donne del popolo che si sono sacrificate, che sono cadute combattendo. Credo però che si dovrà valorizzare il loro eroismo e il loro sacrificio molto più di quanto non sia stato fatto fino ad oggi, perché questo è nella storia d'Italia un fatto nuovo, che veramente può significare l'inizio di un rinnovamento morale, politico e sociale profondo per grandi masse che fino a ieri sono state escluse dalla vita politica, a cui è stata negata quella parità di diritti che spetta ad ogni persona. Queste donne nuove, cadute per la libertà e per la patria, la Anna Maria Enriquez, la Vittoria Nenni, l'Irma Bandiera, le sorelle Arduino e cento e cento altre, voi avete il dovere di farle diventare cosi popolari che il loro nome sia conosciuto da tutte le donne italiane. Se mi permettete di fare una proposta, vorrei si facessero a milioni delle immagini a colori di queste donne per distribuirle alle donne del popolo che le conservassero insieme alle immagini dei santi. Esse sono cadute per voi, per la vostra emancipazione; esse ci hanno dato la certezza della vittoria della causa femminile, perché hanno fornito alla nazione intiera la prova che la donna italiana è capace di rinnovarsi, è capace di dare nelle prime file il suo contributo alla nuova storia d'Italia. Ciò che esse hanno fatto, e soprattutto il grande numero di queste combattenti, è cosa cosi nuova che perfino sorprende. Quando l'energia nuova delle donne entra con cosi grande impeto nella vita di un popolo, vuoi dire che per questo popolo è veramente spuntata l'aurora di un grande rinnovamento. Guidate dall'esempio trascinatore di queste martiri, le donne italiane sapranno emanciparsi da ogni arretratezza e da tutte le servitù, sapranno essere in prima fila nella costruzione d'un nuovo regime democratico e nella soluzione di tutte le nostre odierne difficoltà. [...] Se la democrazia italiana vuole affermarsi come democrazia nuova, antifascista, popolare e progressiva, deve emancipare la donna. Cosi essa potrà assumere quella impronta che impongono i tempi e che il popolo vuole, e crearsi una base incrollabile. La democrazia italiana ha bisogno della donna e la donna ha bisogno della democrazia. Questo vuoi dire che tutte le questioni legate alla formazione e affermazione di un nuovo regime democratico, sono strettamente legate anche alla emancipazione delle donne, all'avvento delle donne alla vita politica e alla libertà, in modo che esse riescano, attraverso un grande rivolgimento di natura sociale e morale, ad acquistare nella società italiana il posto che è stato loro negato finora, e che invece sono capaci di tenere".

Questo era il pensiero di Togliatti sulle donne.