TAFAZZI

di Aldo Pirone

Parole reiterare ed abusate, ma sempre con significati diversi

Sabato 5 dicembre la rivista Italianieuropei di D'Alema ha presentato in una discussione da remoto il "Cantiere della sinistra". Una sorta di riflessione pubblicata sul n. 6/2020 della rivista sul passato, il presente e il futuro della sinistra italiana, europea e mondiale. La cosa che ha sorpreso, visto il tema in discussione, è che fra gli invitati a discettare, non molti, c'era pure Matteo Renzi che con la sinistra non c'entra niente, come hanno dimostrato i fatti di questi anni inerenti "il bomba".

Pare che a insistere per l'invito allo statista di Rignano sia stato Bettini. E' bastato aspettare qualche giorno per riesumare il perché di quel repêchage, quando "il nostro centravanti di sfondamento" ha cominciato il suo attacco a Conte con strida sempre più acute. Volere la presenza del "bomba" è stato l'ennesimo errore - come in tanti hanno pensato sulle prime - dei soliti personaggi politici "sinistri" oppure è stato ben altro? Cioè una sorta di autorizzazione a Renzi per l'inizio della botta a Conte? Il dubbio è più che legittimo visti i precedenti volpini dei "sinistri". Quanto al proseguimento e il come andrà a finire l'intera faccenda, non è dato sapere ma alcune cose sono certe.

L'obiettivo dei maggiorenti del Pd è di mettere Conte sotto controllo più stretto. In questo c'è una convergenza con Di Maio che in questa fase si sente già reinsediato alla guida del M5s e parla come tale. Ma sia all'interno del PD che del M5s non tutti la pensano allo stesso modo: la "collegialità" tanto invocata significa cose diverse per Delrio, Marcucci, Zingaretti, Bettini, Franceschini ecc., da una parte, e, dall'altra, per Di Maio, Buonafede, D'Incà, Patuanelli ecc. Come questo riequilibrio possa avvenire in rapporto alla gestione dei miliardi in arrivo dall'Europa - che è il vero piatto forte dell'auspicato rimpasto su cui tutti vogliono mettere le mani anzi la bocca - è tema della discussione, delle manovre e manovrette più o meno trasversali in atto, delle mosse e contromosse dei protagonisti di questa tenzone non cavalleresca allargata anche ai volenterosi dell'opposizione: per ora Salvini e Berlusconi Lo spettacolo ci deprimerà per diversi giorni a venire.

Intanto, ieri, per tenere a bada le esuberanze di Renzi, nel PD si è tornati a minacciare il "bomba" con le elezioni anticipate. Anche se l'esito delle urne, con questa legge elettorale e con la forza dei consensi non scalfiti alla destra, potrebbe essere un epilogo da "muoia Sansone con tutti i filistei".
I "nostri eroi" dovrebbero fare i conti con un altro fatto che non sembra stare in cima ai loro pensieri politicisti: l'effetto che tutto ciò sta avendo sugli italiani. Non su tutti, ma su quella maggioranza che è preoccupata per la pandemia, che appoggia le misure del governo, che è preoccupata per la propria salute e per le prospettive economiche personali e non per l'apertura delle piste da sci, per i cenoni o per i pranzi di Natale e Capodanno. In questa maggioranza c'è l'elettorato progressista e di sinistra che guarda sbigottito non tanto a Renzi, di cui ha già capito da tempo ruolo e natura, ma a Zingaretti, a Orlando e al suggeritore Bettini.

Ieri Zingaretti su "Il Corriere della sera" dice che "non è prioritario il tema degli assetti, degli organigrammi, degli equilibri di potere. Non ci interessa tutto questo. Ci interessa solo che la coalizione sia all'altezza delle sfide che oggi diventano via via più difficili [...] per non sprecare l'occasione che abbiamo di fronte" (i miliardi del Next Generation Eu) e che, perciò, al governo "occorre un rilancio e una ripartenza". Ma allora che senso ha avuto, qualche settimana fa, la richiesta di Bettini di immettere nel governo le "energie migliori"? E che senso ha avuto il battage del capogruppo alla Camera Delrio sul "vulnus" istituzionale fatto da Conte, per non dire delle cosacce a comando renziano dette dall'altro capogruppo Marcucci dentro e fuori il Senato in questi mesi? E che senso ha parlare di "responsabilità", di "rilancio e ripartenza" del governo, di recupero della "collegialità", se poi si torna a involtolarsi nei vecchi riti del "rimpasto" e della "verifica" con un'emergenza sanitaria in corso e centinaia di morti al giorno?

Insomma, che senso ha impantanarsi in una sostanziale crisi di governo con il rischio di elezioni in piena pandemia in spregio allo spirito pubblico e alle attese della gente, invece di vantare i miliardi europei ottenuti, attrezzarsi al meglio per non perderli e concentrare l'attenzione sulla vaccinazione di massa che fa vedere agli italiani una luce in fondo al tunnel?

Il senso c'è ma è quello di Tafazzi.