IL 'GABINETTO DI GUERRA' 

DI CALENDA

Aldo Pirone

Lui l'ha chiamato "gabinetto",

ma nel caso, più appropriato sarebbe "cesso"


Confesso che avevo una curiosità: non sapevo che cosa avesse detto Calenda a proposito della virtuale crisi di governo provocata da Renzi. Tra tante dichiarazioni di fuoco (Renzi), interviste (Zingaretti), ammiccamenti (Salvini), sospiri (Boschi), lamenti (Bellanova) e grida di guerra (Meloni) ho pensato che mi fosse sfuggito un qualche intervento del leader di Azione. Possibile, mi son detto, che l'azionista Carlo - non nel senso del partito d'Azione - non dica e non agisca? A quest'angoscioso interrogativo che, come me, ha certamente reso insonni milioni di connazionali, ha posto fine il rinvenimento di un'intervista del Nostro su "la Repubblica" fattagli da Giovanna Casadio sabato scorso.

Calenda non smentisce la sua proverbiale lungimiranza politica. Dopo aver riconfermato che Conte, il governo, il Recovery plan in gestazione e tutto quello finora fatto sono una cacca, propone un bel "gabinetto di guerra" con Draghi premier, la disponibilità dell'opposizione di FI (Berlusconi) a entrarvi, oltre a lui naturalmente, e, udite udite, con l'appoggio esterno della Lega: "le aperture di Salvini - dice - mi sembrano un buon segno". L'invito è rivolto ai grandi partiti, perciò, si suppone, riguarda, se non il M5s in toto, sicuramente il PD. Il che per il nostro codice penale configura un reato bell'e buono: induzione al suicidio (art. 580). Carletto pone solo una condizione: ministri bravi. Cioè lui e qualche amico suo. Sul tema "maggioranza" Renzi aveva detto a "El Pais, il giorno prima, che un'altra si sarebbe trovata da mettere al posto di quella attuale. E la fervida fantasia di Calenda gliel'ha subito spiattellata. Senza il consenso del maggior interessato: Draghi; il quale, essendo persona seria, si terrebbe ben lontano dall'inguacchio calendiano.

Va da sé che un tale governo sarebbe una disgrazia per l'Italia. Soprattutto è campato in aria come quasi tutte le cose che immagina e propone Carlo Calenda.

Lui l'ha chiamato "gabinetto", ma nel suo genere il nome più appropriato sarebbe "cesso".